Eduardo Guedes de Sousa
Mosca
10 luglio 1954 - 28 gennaio 2011
Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo;
invece vi odia perché non siete del mondo
e perché vi ho eletti dal mondo (Gv 15,19)
Cittadella “Castello Esteriore”, 29 gennaio 2011
Carissimi e carissime,
Eduardo Guedes, il nostro focolarino portoghese, co-responsabile della zona di Mosca, ha già raggiunto la Mariapoli Celeste accompagnato da una costante presenza di Gesù in mezzo.
Come recentemente vi ho scritto, ero andata a trovarlo alla Cittadella Arco Iris in Portogallo, dove era rientrato per cure mediche. L’incontro con lui è stato profondissimo e soprannaturale. Ieri si è ulteriormente aggravato e alcune ore prima della sua partenza, mentre i focolarini recitavano il rosario, ripeteva, anche se con difficoltà: “Prega per noi peccatori adesso e nell’ora della nostra morte…”. Le sue ultime parole sono state: “Chiara, Chiara!”.
Eduardo, secondo di 6 figli, di una famiglia benestante, cristiana e unita, era un tipo sportivo e un bravissimo studente. Aveva conosciuto il Movimento nel 1968, a 14 anni, da sua sorella Teresa, anche lei focolarina, attualmente co-responsabile della zona del Portogallo.
Folgorato dall’Ideale, è stato il primo gen portoghese ed ha partecipato alle varie tappe della nascita del Movimento Gen. Ha ricevuto da Chiara il nome nuovo: Sho (Eletto in lingua africana) e la Parola di Vita:“Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; invece vi odia perché non siete del mondo e perché vi ho eletti dal mondo” (Gv. 15, 19).
Schietto e con molti interessi, in particolare per la fisica e la scienza, dialogava con tutti, costruendo rapporti semplici. Intorno a lui sono nati tanti gen che seguiva con amore.
Verso i 16 anni ha sentito la chiamata di Dio al focolare. Due anni dopo ha lasciato tutto ed è partito per Loppiano, senza mai voltarsi indietro. Nel 1975 è ritornato in Portogallo rimanendovi per 15 anni nei focolari di Lisbona, Porto e Coimbra. Agli inizi del 1991 è partito per la Russia, dove è stato pioniere del Movimento con altri focolarini. Appena arrivato nel focolare di Mosca, scriveva a Chiara ringraziandola di averlo aiutato a riscoprire che: “Ogni incontro con Gesù nel prossimo è anche un incontro con un nuovo volto di Gesù Abbandonato e quindi un’occasione per amare di più”.
Da Celiabinsk sugli Urali a Krasnojarsk in Siberia, da San Pietroburgo alla Georgia e al Kazakistan, dappertutto durante questi 20 anni ha seminato l’Ideale. La sua generosità e umiltà sono state caratteristiche molto apprezzate da quelle popolazioni che hanno ricambiato il suo amore abbondantemente con preghiere e messaggi, specie in quest’ultima tappa della sua vita. Particolare la sua apertura verso gli ortodossi.
A novembre gli è stato diagnosticato un tumore aggressivo. Eduardo ha accettato con serenità e, cosciente della gravità, si è consegnato nelle mani di Dio e dell’Opera e mi ha scritto di aver preso questa notizia come un segno dell’amore di Dio: “Capisco che questa può essere ‘la retta finale’ e vorrei cercare di viverla bene”. Più tardi, rispondendo ad una mia: “La tua lettera è come un faro che mi aiuta a vivere bene l’attimo presente”. E come un faro è stata la sua vita in quest’ultimo periodo per tutti noi.
Uniti in modo particolare alla mamma e alla sua famiglia, preghiamo per Eduardo che ora, dal Paradiso, felice accanto a Chiara e ai nostri, ci aiuterà ad edificare l’Opera nel mondo, specialmente in Russia e in Portogallo, ed a proseguire il santo viaggio fino alla mèta.
Nel Risorto, unitissima,
Emmaus