Umberto De Osti
Brescia
19 novembre 1943 - 29 luglio 2012
Cristo infatti non cercò
di piacere a se stesso (Rm 15,3)
Rocca di Papa, 31 luglio 2012
Carissimi e carissime,
Umberto De Osti, focolarino della Mariapoli Romana, è partito per il Cielo nella notte del 28 luglio all’età di 68 anni, dopo nove mesi di malattia.
Originario della provincia di Varese, aveva conosciuto l’Ideale nel 1961 a Milano: "Quando giunse l’Ideale, e questo soprattutto perché nella mia scuola insegnava Pino Quartana, fu per me come un fulmine a ciel sereno, i miei templi crollavano uno ad uno, la luce che veniva fortissima nella mia anima, mi prospettava 100 soluzioni a quei problemi cui ero tanto sensibile e iniziava veramente una vita nuova".
Subito fu attratto dalla vita di focolare. Scriveva nel ‘64 in una lettera a Chiara: "Volevo farti dono della mia anima, particolarmente felice in questi giorni per un duplice motivo: primo perché ho avuto la grazia di poter passare una settimana in focolare, secondo perché ho avuto la conferma della mia vocazione. È bello inoltrarsi sempre di più nella vita dell'Opera perché si acquista una dimensione tutta nuova; così è stato per me il vivere in focolare dove come in nessun posto si passano momenti così pieni di gioia e dove si trovano altezze spirituali che si trovano unicamente nell'
unione eucaristica con Gesù o l'unione con Dio nella meditazione".
Nel ‘65 è andato a Loppiano per la scuola, poi a Roma, Napoli, ancora Loppiano, Trieste. Quindi 16 anni a Torino, dove è stato delegato di zona, e per alcuni mesi a Firenze. Dopo un anno passato in Gran Bretagna, dal ‘96 è stato nella Mariapoli Romana.
La sua Parola di vita è: "Cristo infatti non cercò di piacere a se stesso"(Rom. 15,3).
Aveva un profondo rapporto con Chiara. Per la Festa dell’Immacolata del ‘71, così le scriveva: "… durante tutto quest'anno ho cercato di prendere dimestichezza con la carità. È un'arma che ho incominciato ad impugnare bene per diventare col tempo un tiratore scelto".
E ancora il 6 ottobre ‘81: "… desidero costruire con te questa unità così come ce l'hai fatta vedere con il tuo parlare, con il tuo essere. Ogni angolo dell'anima mi si è illuminato tanto che ho sentito messi a nudo i limiti, le omissioni, le imperfezioni, ma nello stesso tempo mi sono sentito avvolto dalla luce potente, delicata, risanatrice dello Spirito".
Nel novembre dello scorso anno si sono manifestati con forza i sintomi della malattia che ha vissuto con serenità ed abbandono in Dio in un’unità profonda e gioiosa con tutti i popi del focolare di Villa Serena dove è sempre rimasto fino alla sua partenza per il Cielo.
Scriveva ad Hans nell’aprile scorso: "In questi giorni pasquali ho pensato molto al canto gioioso che la Chiesa utilizza per farci comprendere il motivo della gioia che risolve ogni dolore e l'angoscia della croce; come la resurrezione diviene forza, quella stessa donata ai discepoli il terzo giorno. Una resurrezione continuativa, punto di partenza per una fede e una forza che fanno capire come Gesù abbandonato abbracciato e serrato a sé e la fede nel Risorto, hanno il potere di perdonare i nostri peccati e, ripieni di gioia, sopportare le sofferenze".
Fino all’ultimo è stato in donazione verso gli altri, vivendo esperienze molto belle e profonde con varie persone in ospedale, soprattutto non credenti.
Ha offerto la sua vita per questa tappa attuale dell’Opera, legata in particolare ai giovani e alla vocazione dei focolarini e delle focolarine.
Offriamo suffragi per lui, certi dell’accoglienza in Paradiso da parte di Chiara e di tutti i nostri lassù. Nel Risorto,
Emmaus